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Non c'è niente di più silenzioso che un campo da basket vuoto alle prime luci dell'alba. Sara, ex giocatrice professionista, tornava spesso in quel luogo per allenarsi da sola, lontana dall'eco del passato.
Quel mattino, però, qualcosa spezzò la sua routine: una pallina rimbalzò vicino a lei, seguita da una risata leggera e inesperta. Voltandosi, scoprì un ragazzo di quindici anni, con occhi pieni di entusiasmo e imbarazzo.
"Posso provare a tirare?" chiese incerto.
Senza rispondere, Sara si limitò a osservarlo mentre tentava il suo primo tiro, claudicante e decisamente impreciso. Quell'istante le riportò alla mente i suoi esordi, le cadute e la fatica, ma anche la voglia di migliorare.
Passarono minuti che sembravano ore, senza fretta, senza giudizi. Poi, all'improvviso, il ragazzo fece un tiro dall'altra parte del campo: la palla si alzò, sfiorò il ferro e cadde dentro il canestro.
Non era la perfezione, né la soluzione a nessun problema, ma Sara sentì un'inaspettata gioia, una scintilla che non pensava di poter più vivere. Era solo un tiro, ma un gesto carico di speranza e di inizio.
Non dissero altro; il silenzio tornò a dominare, ma in quel vuoto Sara percepì un senso di pace, come se il tempo si fosse fermato solo per quel momento.
Lasciò il campo senza tornare indietro, mentre il ragazzo continuava a giocare, senza sapere quanto quel semplice gesto avesse riacceso una fiamma dentro una vecchia campionessa.
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